Quando è possibile l’affidamento superesclusivo?

Nell’adozione dei provvedimenti sul minore, il giudice segue due principi: la tutela degli interessi morali e materiali del figlio, e la regola della bi-genitorialità.

Il primo è quello più importante, cardine principale di tutta una serie di decisioni, tra cui la scelta fra affidamento condiviso o esclusivo.

Proprio in tema di affidamento, la legge prevede il diritto del minore a crescere in una famiglia in grado di educarlo e assisterlo, mantenendo un rapporto stabile ed equilibrato con entrambi i genitori. Questo fondamentale e mutuo sostegno può essere attuato disponendo in via generale l’affidamento condiviso, col quale i diritti, i doveri e le responsabilità verso il figlio non perdono il loro carattere bilaterale.

Possono esserci delle situazioni particolarmente critiche, dove una cattiva gestione della bi-genitorialità rischia di pregiudicare il processo di crescita minorile.

 

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Per non compromettere il primario interesse della tutela del figlio, in tal casi il giudice potrà stabilire un affidamento esclusivo, dove solo uno dei coniugi eserciterà la responsabilità genitoriale. Resta inteso che le decisioni di maggior interesse, quali la salute e l’istruzione, rimarranno comuni nonostante l’esclusività dell’assegnazione.

Quanto detto soffre una particolare eccezione, rimessa sempre alla decisione del giudice. In casi estremamente gravi, l’ordinaria concertazione sulle scelte più importanti può lasciare spazio a decisioni esclusive sempre da parte del coniuge assegnatario.

Un recente caso di questo affidamento cd. superesclusivo ha visto riconoscere al padre non solo il risarcimento del danno, ma anche il diritto di assumere da solo ogni decisione riguardo la salute del minore, in modo da poterlo avviare in un percorso di sostegno psicologico, funzionale al superamento della grave situazione maturata in ambito familiare.

La madre si era infatti rilevata del tutto inadeguata all’esercizio della responsabilità genitoriale, influenzando in modo negativo il figlio, nel tentativo di escludere la figura paterna, con gravi ricadute sullo sviluppo della sua personalità.