Se il figlio è adulto e non è handicappato fino che età il genitore deve mantenerlo, nel caso in cui non abbia redditi propri?
È una domanda che spesso i genitori si pongono, allorché vedono i figli bivaccare in casa, senza neppure simulare la ricerca di una qualche occupazione.
Dopo una certa età il figlio maggiorenne non può più essere considerato come “figlio”, bensì come un adulto che, se ne ricorrono i presupposti, avrà semmai diritto agli alimenti previsti dal codice civile senza limiti di età e solo in ragione del vincolo di parentela, ma non all’assegno di mantenimento.
Come ha affermato il Tribunale di Milano, in forza dei doveri di autoresponsabilità che incombono sul il figlio maggiorenne, questi, non può pretendere la protrazione dell’obbligo al mantenimento oltre ragionevoli limiti di tempo e di misura, perché “l’obbligo dei genitori si giustifica nei limiti del perseguimento di un progetto educativo e di un percorso di formazione” (Cass. civ., 20 agosto 2014 n. 18076).
In tal senso, come ricorda il tribunale, si è espressa anche la cassazione a Sezioni Unite (v. Cass. Civ., Sez. Un.,2014 n. 20448) per la quale la tutela della prole, sul piano giuridico, non può essere protratta oltre ragionevoli limiti di tempo e di misura, al di là dei quali si risolverebbe, com’è stato evidenziato in dottrina, in “forme di vero e proprio parassitismo di ex giovani ai danni dei loro genitori sempre più anziani”»
Secondo le statistiche ufficiali, nazionali ed europee, afferma il tribunale di Milano, oltre la soglia dei 34 anni, lo stato di non occupazione del figlio maggiorenne non può più essere considerato quale elemento ai fini del mantenimento.
Questo è dunque il limite, oltre il quale il figlio potrà semmai richiedere l’attribuzione di un assegno alimentare, ma non il mantenimento.
Avv. Luigi Cecchini.