È quanto ha deciso la CEDU, corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con la sentenza 14 Gennaio 2016.
La causa, davanti all’organo di giustizia europeo, era stata promossa da un gruppo di persone, cittadini italiani, rimasti contagiati dall’uso di emoderivati o sangue infetto, invocando gli artt. 2 (diritto alla vita) sotto l’aspetto procedurale, l’articolo 6 comma 1 (diritto a un equo processo), l’articolo 13 (diritto a un risarcimento effettivo) e l’articolo 1 del protocollo 1 (protezione della proprietà), della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Secondo la Corte europea l’Italia dovrà pagare 10 mila euro a ciascun danneggiato e non solo perché i ricorrenti avevano provato in giudizio un collegamento di causaeffetto fra la trasfusione di sangue e la loro infezione, ma anche perché essi avevano, giustamente, lamentano la lunghezza dei procedimenti per ottenere il risarcimento del danno o la definizione conciliativa della pretesa.