Cass. 28257/19
La Suprema Corte ha affermato che nei casi in cui sia necessario allontanare temporaneamente i minori dai genitori, al fine di superare difficoltà determinate da malattia, isolamento sociale, trascuratezza o fenomeni di violenza fisica e psichica, l’affido etero-familiare deve considerarsi una extrema ratio, accordando carattere prioritario alla permanenza del minore nella propria famiglia. D’altra parte, consentire ai membri della “famiglia allargata”, i nonni nel caso di specie, di occuparsi dei minori nel periodo di allontanamento dai genitori, significa evitare ai minori stessi il trauma di vedersi privati anche del contesto familiare in cui sono cresciuti. Non si può ignorare il fatto che in questi casi i minori siano già provati dalla situazione di difficoltà che hanno vissuto in famiglia, nonché dal conseguente allontanamento dai genitori.
Il giudice di merito, pertanto, è tenuto ad accertare l’adeguatezza dei membri della famiglia allargata che si siano dichiarati disponibili all’affido e con i quali i minori abbiano stabilito rapporti significativi. Solo nell’ipotesi in cui i suddetti membri, in questo caso i nonni, non siano in grado di soddisfare le esigenze dei minori e di salvaguardarne il sano ed equilibrato sviluppo psico-fisico, allora sarà possibile disporre l’affido etero-familiare.