Convivenze di fatto e casa. Meditate gente, meditate.

La libertà, si sa, ha un prezzo alto, molto alto.
Se decidete di non sposarvi perché sentite il matrimonio come un pesante vincolo, non vi lamentate se poi, morto lui (o lei, ma di solito è lui), vi sfrattano.
Il caso è il seguente: lui muore dopo una lunga convivenza con lei. La moglie separata e la figlia di lui, ritenendo occupante senza titolo la convivente, la sfrattano dalla casa di proprietà di lui, dove la coppia di fatto aveva convissuto. La cassazione (sent. 10377/17) dà ragione alla moglie separata. La convivente more uxorio non ha alcun diritto sulla casa, solo il coniuge separato lo ha. La convivente superstite al massimo può contare su un ragionevole lasso di tempo per reperire un’altra abitazione, tempo da calcolarsi in relazione alla durata della convivenza e alla presenza di figli; dopo di che deve fare le valigie.

 

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Anche con la legge sulle convivenze, la famosa legge Cirinnà, le cose non sono cambiate. Infatti, in caso di premorienza del convivente, il superstite avrà diritto a conservare la casa, dove la coppia di fatto ha vissuto, per un massimo di cinque anni. Tutto qui.